In questo clima di post-visita pontificia,ci siamo ritrovati anche noi ad ammirare la fascinosa reliquia.
Prima di parlare della leggenda aragonese che lo accompagna, va detto che il CALICE vero e proprio consta della 'coppa' (7 centimetri di altezza per 9,30 di diametro) superiore in pietra scura (agata corallina), finemente tornita, che l'archeologia ha datato al I secolo d.C.(ma potrebbe anche essere più antica in realtà) e proveniente da un'officina di Antiochia(secondo altri,potrebbe essere anche un manufatto Egizio o Siriano,databile tra il I sec.a.C.e il I d.C.).Oggi si ammira il pezzo che è costituito da tre parti distinte,che comunque danno l'impressione di essere un manufatto unico:
la coppa doveva appartenere a persona di alto lignaggio,per la ricchezza della finitura che denota una categoria artistica e materiale superiore alle comuni coppe da vino usate a quell'epoca dalla gente del popolo. Un corpo centrale d'oro,doppiamente ansato e lavorato a motivi di intreccio
Le impugnature sono attribuite al periodo Carolingio Una base che pare una coppa rovesciata,ma più larga e più bassa,dello stesso materiale della coppa superiore, ricoperta di oro,perle e pietre preziose:esse sono 27,due rubini e due smeraldi di grande valore.La coppa 'rovesciata'.che funge da base è stata studiata(come l'intera opera) dal prof. Beltràn (cattedra di Archeologia dell'Università di Saragozza,che ha poi pubblicato i suoi studi in 'El Santo Càliz de la Catedral de Valencia",Valencia,1960) che ha concluso trattarsi di coppa Egizia o dell'epoca dei califfi dei secoli X e XI. Le pietre dovrebbero essere state apposte quando il manufatto si trovava in San Juan de la Pena. E'ovvio che le aggiunte sono posteriori alla datazioni della sola coppa. La base risulta infatti lavorata a Cordoba tra il X e XI secolo e sopra vi è un'iscrizione in arabo che ancora non è stata esaurientemente decifrata.Pare che il Santo Calice -dal 1399 quando lo acquisì il re sai monaci-non abbia subito modifiche posteriori,se non solo un restauro nel 1744. Si,perchè il Santo Calice -pochi forse lo sanno- subì una Venerdì Santo.L'arcidiacono maggiore e canonico della Cattedrale, don Vicente Frigola Brizuela stava officiano la S.Messa insieme all'Arcivescovo quando, nel riporre la Coppa nel suo monumento, gli cadde di mano, rompendosi in alcuni frammenti, che vennero immediatamente raccolti e deposti nell'urna dove si teneva la Reliquia.Chiamato poi il maestro orafo Luis Vicent, che accorse con i suoi figli, Luis e Juan,si procedette alla ricomposizione.Il lavoro fu perfettamente eseguito e chi lo può osservare da vicino,ovvero gli addetti 'ai lavori', riferisce che è visibile solo una piccola rottura approssimativamente alla metà e un minuscolo avvallamento-probabilmente dove ricevette il colpo-entro la linea di contorno del profilo esterno.Sono state sostituite anche alcune perle,si ignora quando,e una pietra nel 1959. La leggenda spagnola sul Graal La Tradizione aragonese narra che il Calice fu usato dagli Apostoli a Gerusalemme anche dopo che Gesù lo utilizzò durante l'Ultima Cena.Pietro lo avrebbe poi portato ad Antiochia e quindi a Roma e qui utilizzato da numerosi Papi per il Rito fino a Sisto II (257-258) che,in prossimità di essere messo a morte durante le persecuzioni contro i cristiani,lo avrebbe consegnato al diacono Lorenzo (il futuro San Lorenzo),il quale -prima di subire anch'egli il martirio- riuscì a farlo arrivare nella sua città natale,in Spagna,a Huesca (allora Osca).Siamo nel 258 d.C. Inizialmente il Santo Calice potrebbe essere stato nascosto in una delle numerose cavità delle montagne aragonesi fino al 1071; in effetti nulla è noto della reliquia per tutto questo periodo e dobbiamo attendere il 1134, quando un canonico di Saragozza scrisse di aver visto la reliquia nel monastero benedettino pirenaico di San Juan de la Peña e lo descrive come 'Il Calice dell'Ultima Cena usato da Gesù Cristo'. I monaci lo avrebbero messo al sicuro dalle incursioni arabe del periodo precedente;pare che esista anche un documento del 1135 che lo descrive come Calice,senza alcun riferimento del medesimo all'Ultima Cena suddetta.Ma veniamo ai fatti concreti: venuto a sapere che la reliquia si trovava in Spagna, il re Martino I convinse i monaci a donarglielo ed esiste la documentazione-conservata nell'Archivio della Corona di Aragona a Barcellona-di questa donazione, datata 26 settembre 1399. Il re, che aveva una collezione di 'reliquie', lo portò a Saragozza, nel palazzo reale dell'Alajaferia,dove rimase vent'anni. Fu brevemente trasferito a Barcellona(1420)e alla morte del re, secondo un documento dell'Archivio del Regno di Valencia, la sua vedova Margarita de Prades ne fece dono alla città di Valencia.Nel 1424 il re Alfonso il Magnanimo riteneva il Calice un aiuto 'talismanico' (un portafortuna,un aiuto divino) che lo avrebbe sostenuto nelle sue battaglie di conquista. Il Calice venne traslato dal Palazzo reale nella cattedrale(1437),donato a questa dal re.Il Santo Graal non lasciò mai la sua nuova ubicazione, eccetto che per due periodi e per salvarlo da possibili ruberie: la prima volta fu 'evacuato' tra il 1809 -1812 durante l'occupazione spagnola dell'esercito Napoleonico(e fu portato ad Alicante, Ibiza, Palma di Maiorca)e la seconda nel 1936-'39 durante la Guerra Civile Spagnola (dove pare sia stato conservato da gente del popolo, cambiando diverse case di Valencia).Che storia rocambolesca ha attraversato questo Calice! Nel 1959 e nel 1994 è stato concesso per un breve periodo al monastero di San Juan de la Peña, il luogo che per primo lo aveva storicamente accolto. Recentemente (nel 2002) è stato 'ripristinato' un 'cammino del Graal', a cura della Gestione Turistica di San Juan de la Pena e la Deputazione di Valencia,inteso ad unire le città spagnole in cui esso ha dimorato nel corso dei secoli,in un percorso religioso,storico e culturale,che si può vedere in questa mappa(e per ulteriori informazioni cliccando sul sito relativo messo in evidenza): (le città sottolineate sono quelle da noi visitate durante questo viaggio). Interrogativi La storia raccontata presenta alcuni 'buchi' che per noi si trasformano in domande:
Reliquie strumentali? Secondo punti di vista più 'pratici', l'apparizione del Calice nel XII secolo potrebbe essere vincolata alla scoperta (secondo i più 'maligni' all' invenzione!) di altre reliquie, in Spagna,dal IX al XII sec., come il Sudario di Oviedo, le reliquie di San Isidoro a Lèon, o quelle di Santiago de Compostela.Le reliquie vennero utilizzate come elemento di influenza ideologica dei re e dell'autorità religiosa, inoltre di una testimonianza chiara per il fervore popolare.Rinforzare la fede dei nuovi cristiani di fronte al dominio musulmano e aumentare il carattere divino con cui si presentava il monarca o utilizzarle a fini economici.I pellegrinaggi,specialmente quelli incentrati sul Cammino di Santiago de Compostela e le sue distinte varianti, il versamento(elemosina o donazione) per l'ottenimento di prestazioni(indulgenze o grazie), furono un'altra delle caratteristiche delle reliquie in epoca medievale.La devozione per una Reliquia è sinonimo di Fede:con qualsiasi altro parametro di tenti di indagare verso di esse,si vedrà che si sfocia in tante direzioni,atte a demolire o supportare la veridicità di talune Tradizioni (2). Il Graal esoterico Niente,nel Nuovo Testamento, attribuisce poteri mistici al Calice, ma la sua ricerca ha origine e scopi nelle Leggende Medievali, come quella di Percival (più tardi nel Parsifal di R.Wagner), cavaliere coinvolto nella cerca di questo oggetto magico.Wagner pare traesse spunto per la sua opera proprio dalla montagna di Montserrat, in Catalogna. Fu solo dopo che il ciclo dei romanzi del Graal si fu costituito che il Graal venne identificato con la coppa dell’ultima cena di Gesù Cristo, collegando l'etimologia dei termini francesi san greal ("Santo Graal") e sang real ("sangue reale") (1) L'Europa Medievale era caratterizzata da teocentrismo e misticismo;la comunità di allora viveva legata alla propria terra e viaggi o pellegrinaggi erano molto poco frequenti;gli unici viaggi lunghi erano lungo le vie che portavano a Santiago de Compostella, Roma o Gerusalemme per motivi religiosi. Eppure,molte persone che lo cercarono lo hanno creduto somigliante a una fonte di energia inestinguibile, la Pietra Filosofale, il segreto della Vita Eterna, un oggetto capace di destabilizzare l'Ordine e la finalità del mondo.Sul Graal si sono sbizzarriti a scrivere,in modo più o meno velato, molti Autori; ne ha scritto anche Fulcanelli (Le Dimore Filosofali I e II). In questa sede ci limiteremo a trattare del Calice conservato a Valencia,senza entrare in spculazioni 'filosofiche', per le quali rimandiamo alla sezione Alchimia. Anche i Nazisti,nel loro delirio esasperatamente 'esoterico',di cui la ricerca e il possesso delle Sacre Reliquie era uno degli obiettivi per attuare il loro 'programma', cercarono il Graal a Montsegur e,non trovandolo, si diressero in Catalogna,a Barcellona e quindi a Monserrat, nelle cui cavità naturali si ipotizzava potesse nascondersi un tesoro o un segreto di inestimabile valore.(3)
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Il lettore prudente, non potrà fare a meno di interrogarsi su cosa ci sia di autentico in tutte queste leggende e cosa sia falso.Come già ribadito, è solo la Fede il parametro possibile davanti a queste reliquie.Se si Crede, niente è impossibile, mentre se non si crede, nulla assume importanza devozionale e si è spinti a cercare in ogni direzione possibile.Vogliamo ricordare una frase dell'imperatore Giuliano, per chiudere questo articolo, che non chiude comunque la Ricerca, perchè anche noi pecchiamo sempre nel voler 'capire' ciò che ci circonda.
" Quello che nei miti si presenta come inverosimile è precisamente quello che ci apre il cammino della verità. Effettivamente, quanto più paradossale e straordinario è un enigma, tanto più sembra avvertirci di non fidarci della nuda parola,ma fino a condurre intorno alla verità nascosta".
Note:
1)-Si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Graal
2)- Si veda http://www.cicap.org/enciclop/at100286.htm
3)-Si veda l'articolo di Mauro Panzera
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